si segue la SS n. 45 della Gardesana Occidentale fino a Sarche.
Si prosegue fino a Tione SS n. 237.
Da Tione in direzione nord (SS n.239) si risale la Val Rendena fino a Carisòlo
si percorre prima la Val Sabbia poi la Val del Chiese e infine la Val Rendona in direzione Madonna di Campiglio fino a Carisolo.
La “Fabbrica dei Cristalli” di Carisolo fu fondata dai soci Pernici e Bolognini nel 1805 e fu operativa fino al 1888.
L'insediamento in questo recondito luogo all'imbocco della Val di Genova non fu affatto casuale. In Val Rendena, infatti, esisteva grande ricchezza di minerali quarziferi, principali elementi della composta vetrosa. La zona inoltre era molto adatta perché il fiume Sarca in questa piccola piana si suddivideva in alcune ramificazioni fornendo la forza idraulica per far funzionare il mulino dove veniva frantumato il quarzo e la segheria del legname.
Le estese distese di bosco che ricoprivano le vallate fornirono l'abbondante quantità di combustibile necessaria per la fornace del vetro, che a quell’epoca era alimentata a legna.
Si fecero arrivare dalla Boemia, dall'Alsazia e dalla Lorena le maestranze specializzate nell'arte della soffiatura, che impostarono la produzione secondo le loro specifiche esperienze e capacità.
L'attività intrapresa diede subito i risultati auspicati e con la produzione delle cosiddette "galanterie di cristallo ad uso di Boemia" la Pernici e Bolognini fu premiata nel 1812 con la medaglia d’argento Premio d'Industria che il governo napoleonico aveva istituito a Milano.
La Fondazione Maria Pernici Antica Vetreria ha riportato alla luce la storia della antica Fabbrica di Cristalli di Carisolo.
I vecchi edifici, restaurati, sono oggi residenza turistica estivo-invenale.
Come in un museo all'aperto si ritrova il vecchio mulino del quarzo, con la ricostruzione della molazza originale in granito, per la frantumazione del prezioso minerale e la ruota idraulica che la alimentava.
Percorrendo una breve distanza, come gli antichi vetrai, si giunge alla casa delle Maestranze, ove dimoravano con le loro famiglie e poi ai ruderi della grande Halle, sede della fornace. Lo spazio si apre aldilà del suggestivo arco in granito, scoprendo un vasto selciato che reca ancora i segni dell'intensa attività dei forni. La fornace, a pianta quadra, si rivede nelle grandi pietre angolari e nei resti di mattoni refrattari che la caratterizzavano (fornace a riverbero).